Carlo Ancelotti nuovo allenatore dell'Everton

È un vincente, ma anche i vincenti falliscono, e quando falliscono è giusto farlo pesare più di quando a fallire sono gli allenatori normali. Qui si parla di un tecnico che in Italia, soprattutto da quando ha cominciato a vincere all'estero, si era creato una sorta di aura di infallibilità, come se fosse un Dio sceso in terra, e che in virtù di ciò, quando ha avuto problemi e commesso errori, ha sempre ricevuto il ruolo di povera vittima da parte della stampa e della pubblica opinione. È un grandissimo, lo ha dimostrato, ma ha fallito a Monaco e a Napoli mettendosi contro i suoi stessi calciatori, ed era ora che la gente si accorgesse che anche lui può sbagliare e che non è sempre tutta colpa degli altri. Adesso, molto ridimensionato dalle ultime esperienze, come è giusto che sia riparte da una realtà sicuramente ambiziosa, ma anche molto meno competitiva.

Ancelotti a Monaco aveva una squadra che era ancora quella fortissima del post-Guardiola. Se avete buona memoria vi ricorderete come giocava quella squadra con Ancelotti; ci fu una involuzione nel gioco che scontentò tifosi, società e giocatori stessi; tant'è che, con mezzo spogliatoio contro, venne esonerato nell'autunno della seconda stagione. Andate a chiedere ai tifosi del Bayern cosa pensano di Ancelotti. Ma poi, senza stare per forza a guardare i tempi recenti, quando arrivò a Parigi prese una squadra che con Kombouaré era prima in classifica, e lui riuscì ad arrivare secondo dietro al Montpellier. Ancelotti è uno dei più grandi allenatori in attività; quello che contesto io è questa sorta di idolatria che si era creata nei suoi confronti, di cui praticamente nessuno a parte lui in Italia gode.